User Manual

31
AVVERTENZE PER LA CONSULTAZIONE
1. Struttura del vocabolario. Come ogni libro, lo Zingarelli è diviso in paragrafi.
Ogni paragrafo (
voce
) è dedicato a una parola – come l
I
`bro, be`llo, se`mpre, d
I
`re – o,
meno frequentemente, a una locuzione – come opera omnia, ante litteram, big
bang, no`ta be`ne: la parola (o la locuzione) che dà il titolo alla voce si dice
vocabolo
(o
lemma
, o
esponente
) ed è in neretto, all’inizio della voce stessa.
Ogni singola voce è organizzata secondo uno schema fisso: vocabolo (V. 3.);
indicazione di marchio registrato (V. 10.); trascrizione fonematica (V. 14.); varianti di
forma (V. 4.); etimologia (V. 12.); qualifica grammaticale (V. 5.); sezione morfologica (V.
6.); sezione semantica (V. 7.); sinonimi, contrari, analoghi, simboli (V. 8.); alterati e
avverbi in
-mente
(V. 9.); proverbi: (V. 11.).
2. Ordinamento delle voci. Tutti i vocaboli dello Zingarelli sono elencati in stretto
ordine alfabetico, secondo la normale sequenza: a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t
u v w x y z. (Per ricordare la collocazione di j, k, w, x, y, z possono essere utili le
seguenti regole: 1) La
i lunga
(
j
) segue la
i
; la
v doppia
(
w
) segue la
v
; 2)
k
,
l
,
m
si
susseguono come nel nome della compagnia aerea olandese KLM; 3)
x
,
y
,
z
sono
nello stesso ordine alfabetico dei loro nomi:
ics
,
ipsilon
,
zeta
.)
Nell’ordinamento alfabetico si trascurano gli accenti, i trattini, gli spazi, le
parentesi e ogni altro segno che non sia una delle ventisei lettere dell’alfabeto. Ad
esempio una possibile sequenza di vocaboli potrebbe essere:
a`baco
abade´ssa
ab aeterno
aba`te
abat-jour
a`bato
ab imis
ab
I
`sso
ab ovo
abracada`bra
Si osservi che le locuzioni ab aeterno, ab imis e ab ovo sono elencate come se
fossero scritte abaeterno, abimis e abovo: perciò aba`te, abat-jour, a`bato
precedono ab imis; ab
I
`sso è prima di ab ovo.
Le uniche parole che non seguono l’ordine alfabetico sono quelle in neretto in
corpo minore e cioè: le varianti di forma che seguono il vocabolo (V. 4.); gli alterati e
gli avverbi in
-mente
che sono posti alla fine della voce (V. 9.).
3. Vocabolo. I vocaboli sono registrati nella forma che per convenzione è considerata
fondamentale: il singolare per i sostantivi di genere fisso; il singolare maschile per i
sostantivi di genere mobile e per gli aggettivi; l’infinito per i verbi. Perciò le parole
cugine, buone, canteranno sono trattate alle voci cug
I
`no, buo`no, canta`re. Hanno
trattazione separata i vocaboli femminili che hanno un significato autonomo dal
corrispondente maschile: ad esempio me´la, fie`ra (2), pastore`lla (1) e (2). Nei casi
dubbi il vocabolo maschile rimanda al femminile o viceversa.
Si considerano omografi quei vocaboli che pur avendo etimo o significati diversi
sono uguali come scrittura (omonimi quindi in senso largo), abbiano o no suono
diverso. I vocaboli omografi sono distinti da un numero posto fra parentesi tonde in
neretto alla fine del lemma: delf
I
`no (1) e delf
I
`no (2); a`ncora (1) e anco´ra (2).
I vocaboli arcaici, non più in uso, ma che si trovano in testi letterari di altri secoli,
sono contrassegnati dal segno di arcaismo † (per es.anc
I
`dere)
I circa 4500 lemmi di maggiore frequenza d’uso (l’“italiano fondamentale”) sono
preceduti da un piccolo rombo (
): queste parole sono state scelte sulla base di
lessici di frequenza (fra cui il
Lessico di frequenza della lingua italiana
a cura di U.
Bortolini, C. Tagliavini e A. Zampolli, Garzanti, 1972, il
Lessico di frequenza
dell’italiano parlato
di T. De Mauro, F. Mancini, M. Vedovelli, M. Voghera, Etaslibri,
1993 e il
Lessico elementare
di L. Marconi, M. Ott, E. Pesenti, D. Ratti, M. Tavella,
Zanichelli, 1994) e in base ad analisi statistiche del
Corpus Italiano Zanichelli
.
I prefissi o primi elementi sono seguiti da un trattino: a-, auto-; i suffissi o secondi
elementi ne sono invece preceduti: -
I
`s
.
mo, -log
I
`a.
4. Varianti di forma. Si considera variante di forma di un vocabolo quella parola che
presenta, rispetto a un’altra più comune nell’uso, differenze fonetiche o grafiche ma
ha la stessa base etimologica e gli stessi significati, tali quindi da comportare identica
trattazione se venisse sviluppata in maniera autonoma e distinta. Non si considerano
varianti, pur possedendone tutte le caratteristiche, i sostantivi di genere maschile
rispetto a quelli femminili e viceversa (per es.
frettazza
,
frettazzo
) e i verbi differenti
per coniugazione (per es.
abbellare
,
abbellire
). La variante di forma si registra in
carattere nero più piccolo (per es. des
.
I
`o o dis
.
I
`o). Di regola essa si colloca anche al