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Quando di una voce straniera la spiegazione è unica, questa è stata riportata
senza nessun segno: per es. ginse`ng... [cin.
gênscên
‘(pianta) con la radice (
scên
) a
forma d’uomo (
gên
)’]. Tenuto conto, tuttavia, che nel mondo scientifico e politico
moderno, in cui le notizie e gli scambi sono così intensi e simultanei, non è sempre
agevole stabilire dove sia sorta per prima una voce coniata secondo i modelli
tradizionali offerti dalle lingue classiche o secondo un procedimento compositivo
egualmente comune, per indicare la fonte, donde è scesa per imitazione con
materiale indigeno la parola italiana, si è aggiunta alla spiegazione etimologica una
formula, come ‘sul modello di ... o ‘secondo il modello di ...’, che vuol mettere in rilievo
il probabile punto di partenza. Per es.: inabborda`bile... [comp. di
in- (3)
e
abbordabile
, secondo il modello del fr.
inabordable
].
Questi sono i casi più semplici, universalmente accettati. Quando, invece,
l’etimologia trascritta è stata proposta da un solo studioso, senza essere, peraltro, del
tutto convincente, o presenta un notevole margine di incertezza, si è fatta seguire
l’esposizione da un punto interrogativo: per es. altale´na... [dal lat.
tolle¯no
‘mazzacavallo’ (?)].
Lo stesso procedimento si è seguito, quando, fra diversi e discordi pareri, se n’è
scelto uno, come più attendibile. A differenza del caso precedente, però, la soluzione
prescelta è preceduta dalla dizione ‘etimologia discussa’: per es. z
.
abaio´ne... [etim.
discussa: collegata con il lat. tardo
saba¯ia
‘specie di bevanda (d’orzo) ordinaria’, di
origine illirica (?)].
Tutte quelle parole (e sono ancora molte), della cui genesi non è stata ancora
data una convincente spiegazione, sono seguite dalla dicitura: ‘etim. incerta’.
Non sempre la parola resta isolata nella sua storia e nella sua origine; anzi, molto
più spesso, essa è stretta, come si è visto, con molti legami ad altre parole, dalle
quali procede per derivazione o composizione. Nei composti sono stati separati gli
elementi compositivi: affissi, nomi giustapposti, forme verbali imperative, come per
es.: immotiva`to... [comp. di
in- (3)
e
motivato
]; boccasce`na... [comp. di
bocca-
e
scena
]. Quando infine la derivazione era evidente e d’immediata acquisizione è
sembrato sufficiente accennarvi con un semplice ‘da’: per es. taccona`re... [da
taccone
].
Il desiderio di conoscere l’origine delle parole è così innato nel parlante, che
questi spesso modifica una parola strana e ignota, avvicinandola, almeno nella veste
fonetica, se non in quella semantica, per la quale l’allacciamento può essere anche
estremamente debole, ad altra parola familiare, fondendo così, in un incrocio, come
amano dire i linguisti, due voci di origine molto diversa. Questi casi sono stati
succintamente accennati con una formula di questo genere: per es. timba`llo... [fr.
timbale
da
tambal
, di origine sp. (
atabal
), con sovrapposizione di
cymbale
‘cembalo’].
Occorre però considerare anche un caso di voluto silenzio. A nessuno viene in
mente di pretendere una spiegazione etimologica per voci chiaramente interpretabili,
perché derivate secondo procedimenti semplici e usuali da altre (grammaticalmente
definite ‘primitive’) di svolgimento meno immediatamente comprensibile; ancor meno
qui per il largo posto concesso nel vocabolario agli affissi con la conseguente
possibilità di avere, volendolo, una completa spiegazione dei singoli elementi dei
derivati. Con una eccezione tuttavia: quando questi fossero già presenti nel latino,
classico o tardo, lo si è ricordato, anche se l’analogia e il parallelismo dei processi
formativi in latino e in italiano difficilmente permettono un’esatta discriminazione tra il
ripreso dall’antico e il coniato posteriormente in maniera autonoma. Questo tipo di
etimologia andrà, quindi, letto con particolare riserva.
13. Datazione. La datazione delle parole si basa sulla consultazione dei maggiori
dizionari storici ed etimologici della lingua italiana. Si tratta quindi di date riferite
all’apparizione delle parole in
testi scritti
, non in contesti di lingua parlata (si spiega
così la datazione recente di voci appartenenti a registri colloquiali, informali, gergali o
paragergali, ecc.). Per i neologismi l’indicazione dell’anno ha spesso un valore
puramente indicativo: in questo caso può accadere che la coscienza linguistica del
lettore retrodati l’ingresso della forma anche sulla base di esperienze personali. In
quest’occasione, l’anno indicato rappresenta quasi sempre (salvo casi particolari) il
momento in cui il neologismo viene registrato da qualche dizionario di lingua, o
specializzato o espressamente dedicato al censimento dei nuovi ingressi lessicali in
italiano.
Si è cercato di norma di indicare l’anno di apparizione dei vocaboli; quando
invece non è stato possibile determinare una data precisa si è indicato un anno
approssimativo (vedi più avanti) oppure il secolo. Per i secoli e per gli anni vanno
tenuti presenti i seguenti criteri:
secoli
: dato il carattere non specialistico di questo dizionario si fornisce soltanto
l’indicazione del secolo complessivo (in numeri romani), senza altre specificazioni
cronologiche di “inizio” o “fine”: ad es. “sec. XIV”, “sec. XV” e così via.
anni
: quando non è possibile stabilire l’anno preciso di apparizione di una parola